LE STREGHE DEL PONENTE - TRIORA
Da sempre, in questi luoghi selvaggi e suggestivi, esisteva il ricordo di una cultura matriarcale che trae origini dal culto celtico della Dea Baubo, raffigurata come una donna dalle forme procaci e incinta.
La statuetta della Dea che a volte appare sacralmente oscena, è di piccole dimensioni in osso, avorio o pietra e veniva portata appesa al collo.
Nel territorio di Triora venne ritrovata una venere di osso con una fila doppia di capezzoli e una vagina a forma di bocca di lupo.
La Dea Baubo è una simpatica vecchia che narra alle giovani donne delle facezie scurrili sugli uomini e la loro virilità.
A Triora nel 1587 ebbe luogo un celebre processo di streghe.
Nel paese si diceva che alcune donne si riunissero lungo l'orrido della Cabotina e si sollazzassero con il Maligno.
Venuti a conoscenza dei fatti gli Inquisitori di Genova fecero imprigionare tredici donne, quattro ragazze e un fanciullo.
L'unica che morì fra atroci torture fu Isotta Stella.
Il Vescovo di Albenga che era un uomo giusto, le fece tutte liberare, con il fanciullo.
E' antica credenza che le streghe nel Ponente fossero molto numerose.
tratto da I Misteri della Liguria di Simonetta Valenziano
Questa è solo uno dei tanti racconti a volte fantastici della nostra terra incantata la Liguria.
Vero però è il processo per stregoneria. Negli anni dal 1587 al 1589 alcune donne vennero accusate di essersi macchiate di colpe infami, quali provocare morbi e pestilenze, far cadere piogge acide, uccidere il bestiame e perfino i bambini in fasce. Le vicende di queste sventurate, in alcuni casi fanciulle, ampiamente documentate da lettere, appunti e verbali di interrogatori conservati nell'Archivio di Stato di Genova, costituiscono un'agghiacciante testimonianza dei metodi del Tribunale dell'Inquisizione; la vicenda si concluse con la morte o la pazzia delle condannate.
Questo borgo montano dell'Alta Valle Argentina conserva l'aspetto medievale originario, con i suoi vicoli (caruggi), le stradine, i piazzali, gli archi e le volte, le case addossate l'una sull'altra.
La bellezza architettonica dai portali in ardesia recanti vari simboli, dal trigramma di Cristo all'agnello, ai palazzi dei nobili con le architravi scolpite, ai bassorilievi su pietra nera e ardesia.
Pregevoli opere d'arte si trovano all'interno della Collegiata dell'Assunta fra cui la "tavola sul fondo d'oro (1397) del senese Taddeo di Bartolo raffigurante "Cristo sulle sponde rocciose del Giordano.
Raggiungere a piedi il castello "Castrum Vetus Triorae", un tempo abitazione dei signorotti locali, per ammirare quel che rimane: la residua cinta muraria, una porzione di torrione e la cisterna, che mantengono il fascino di quello che fu uno dei punti più strategici della Valle Argentina.
La Chiesa di San Bernardino, sottostante il borgo in posizione isolata, risale al secolo XV, ed è caratterizzata da un bel porticato a tre arcate. Dentro si possono ammirare degli splendidi affreschi.
Il Museo Etnografico di Triora insegna a leggere il territorio ..... presentando i diversi aspetti della civiltà montanara e contadina locale, con un'esposizione degli strumenti originali della pastorizia, dell'allevamento del bestiame, della medicina popolare, della coltivazione del castagno e della vite, delle usanze domestiche di ogni giorno. Una sezione è dedicata al processo di stregoneria con esposizione di documenti e ricostruzione di alcuni strumenti di tortura.
E poi come non raggiungere la Cabotina piccola costruzione dove la leggenda narra si riunissero le Streghe.
Triora ha saputo trasformare in risorsa il capitolo orribile sulla tragedia che colpì le donne. Un monumento è dedicato a loro "La Strega del Duemila".
La statua si trova in una piccola piazzetta.
Visitare questo Borgo è anche un vero piacere per la gola: piccole botteghe vendono il pane di Triora scuro e casereccio preparato con farina e crusca, il formaggio Alpeggio di Triora, il Bruss formaggio cremoso e spalmabile dal gusto molto forte, le castagne, il miele e i funghi.
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